
Autore: Angela Vitale
Oggi 25 marzo si scrive ancora Una riflessione sulla moda come custodia di memoria
Quando ho deciso di iniziare questo viaggio qui, sapevo che il primo passo doveva partire dalle parole.
Perché le parole hanno un peso.
Danno forma ai pensieri, custodiscono significati, creano ponti tra ciò che è stato e ciò che verrà.
In questi giorni mi sono soffermata su una parola che per me ha sempre avuto un valore speciale: archivio.
Un archivio è molto più di una raccolta di abiti o di oggetti.
È un luogo dove il tempo si ferma, dove ogni capo racconta una storia.
Nel mio piccolo, ho costruito negli anni un archivio personale di pezzi di Fendi, Franco Moschino, Gianfranco Ferré – capi scelti con cura, custoditi come piccole reliquie.
Ogni abito è una pagina di storia, un frammento di bellezza e ricerca che merita di essere protetto.
Per questo oggi non posso fare a meno di interrogarmi sul modo in cui la parola “archivio” viene utilizzata nella comunicazione contemporanea.
Sempre più spesso la ritroviamo associata a promozioni commerciali, come sinonimo di stock di magazzino o di fine serie.
Ma uno stock è ciò che avanza.
Un archivio è ciò che resta.
Lo stock si esaurisce, l’archivio custodisce.
Lo stock ha un prezzo, l’archivio ha un valore.
Mi chiedo se non stiamo svuotando le parole del loro significato autentico.
E se svuotiamo le parole, cosa resta della storia?
Gli archivi non sono semplici depositi di capi inutilizzati, ma veri e propri giacimenti culturali.
Sono luoghi di ispirazione per chi crea, strumenti di studio per chi ricerca, memoria viva di una visione che ha trasformato il tempo in forma.
C’è una frase di Gianfranco Ferré che porto sempre con me:
“L’archivio è l’anima di una maison”.
Un archivio è un luogo sacro, dove ogni capo racconta il passaggio di un’idea attraverso il tempo.
Non si tratta solo di abiti, ma di pensiero, di ricerca, di identità.
E come diceva Franco Moschino:
“La moda dovrebbe essere una forma d’arte, non una forma di consumo.”
Oggi ho la sensazione che la parola archivio stia diventando un’etichetta alla moda, un trucco di marketing.
Ma possiamo davvero ridurre la memoria a una questione di prezzo?
Io credo di no.
Credo che abbiamo il dovere di proteggere le parole e il loro significato.
Credo che chi custodisce gli archivi abbia la responsabilità di farli parlare, di farli diventare luoghi vivi, aperti, condivisi.
Questo spazio che ho deciso di aprire è il mio personale archivio di pensieri.
Un luogo dove vorrei condividere con voi riflessioni sulla moda, sul tempo e sul valore delle cose.
Vi siete mai chiesti cosa rende davvero prezioso un archivio?
E soprattutto, cosa possiamo fare per preservarne il significato?
Vi aspetto qui, in archivio con le vostre riflessioni.